Un giovane autore sta elaborando l’ennesimo testo teatrale e lo fa durante le prove con gli attori. Per l’autore la cosa più importante è l’empito creativo e, per trovarlo, inizia a scrivere quanto gli accade. Realtà e invenzione si accavallano. La confusione esistenziale rispecchia quella professionale e alla conferenza stampa capisce di non saper dire la sinossi: sta producendo un’autoanalisi. Nel testo, prossimo al debutto, ha rivelato troppo di sé: ha parlato della donna che c’era prima, della nuova Musa incontrata ad un meeting di drammaturgia, dei produttori che lo pressano. Per difendersi interrompe la stesura a pagina diciassette. Dubbi e incertezze si palesano con una crisi esistenziale combattuta mangiando pere, nonsenso buffonesco, paradigma di quanto si faccia per trovare significato e salvezza. Il gioco metateatrale è un pretesto per raccontare lo smarrimento di una generazione senza padri, che sta ricostruendo le proprie basi artistiche e umane su un vuoto di senso.
“Stupefacente e spiazzante… Un neo-Hellzapoppin costruitissimo, per una cultura teatrale resistentissima malgrado la concorrenza ottundente dei linguaggi informatici, col beneficio di una compagnia under 35 tutta da promuovere.” Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica.it
- Regia
- Liv Ferracchiati
- Informazioni
- con Caroline Baglioni, Michele Balducci, Elisa Gabrielli, Silvio Impegnoso, Ludovico Röhl, Alice Torriani voce Aristofane Giorgio Crisafi dramaturg Greta Cappelletti assistente alla regia Anna Zanetti costumi Laura Dondi scene e ideazione maschere Lucia Menegazzo realizzazione maschere Carlo Dalla Costa ideazione pera-specchio Giacomo Agnifili scenografa realizzatrice Tamara Milenkovic luci Emiliano Austeri suono Giacomo Agnifili produzione Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con la compagnia The Baby Walk