Negli Stati Uniti d’inizio anni ’40, Stan, uomo senza averi e dal passato doloroso, si unisce a un luna park ambulante, dove impara i trucchi del mestiere dalla veggente Zeena e da suo marito Pete. Sedotta la giovane Molly, il cui numero consiste nel resistere alle scariche elettriche che le attraversano, parte con lei verso la grande città. Ambizioso e avido, diventa il Grande Stanton, indovino e sensitivo che col suo numero di pseudo occultismo seduce uomini ricchi e potenti e li convince di poter comunicare coi loro morti. La relazione con una psicologa ancora più spietata e calcolatrice lo porterà alla rovina.
Del Toro continua a girare film di serie B anche ora che ha a disposizione budget milionari e cast stellari: la sua riduzione del romanzo di William Lindsay Gresham – già portato al cinema nel 1947 – è un dramma psicologico dalle atmosfere noir, un gioco gratuito condotto con gusto così semplice ed elementare da diventare efficace.
Nightmare Alley, romanzo pubblicato nel 1946, è un classico riscoperto della letteratura americana del ‘900: ritradotto e ristampato anche in Italia (da Sellerio, con traduzione di Tommaso Pincio), segue la parabola tragica e crudele, quasi cinica nella sua beffarda disillusione, di un uomo pretendendo di controllare la mente delle persone finisce travolto da un gorgo di dannazione e senso dell’assurdo.
Scegliendo di riadattarlo per lo schermo dopo la prima versione hollywoodiana del ’47 (voluta dal protagonista Tyrone Power e in parte rovinata dal produttore Darryl F. Zanuck, che impose un finale edulcorato), Del Toro non ha potuto a fare a meno di scorgervi i tipici elementi del suo cinema: il clima da Freaks dello stesso romanzo – che conta tra i personaggi nani, uomini forzuti, donne elettriche, chiromanti – apre nella prima parte alle atmosfere sognanti che erano già di La forma dell’acqua, con movimenti di macchina dolci, luci da fiera, colori sgargianti, senso del magico.
Con un cast di stelle in ruoli consolidati e non autoironici (come invece succedeva in Don’t Look Up), dal febbrile Bradley Cooper all’ingenua Rooney Mara, dalla glaciale Cate Blanchet alla seducente Toni Colette, più altri grandi interpreti in ruoli secondari (Willem Dafoe, Richard Jenkins, David Strathairn, Mary Steenburgen, Ron Perlman), La fiera delle illusioni sembra un film d’altri tempi: lungo due ore e mezza; ricco nella produzione ma non stratificato nello sviluppo; immerso in atmosfere propriamente cinematografiche (il noir, per l’appunto, ma anche il dramma psicologico, la parabola morale); metaforico eppure diretto.
Nella seconda parte, dal momento in cui Stan e Molly lasciano il circo per andare «a stendere il mondo», diversamente dal romanzo – che è fin da subito imbevuto del puzzo di morte che il protagonista si porta appresso e che alimenta a ogni misfatto – il film apre ai toni cupi e minacciosi inizialmente nascosti, facendo finalmente emergere il lato dark e meno disimpegnato di Del Toro.
- Titolo originale
- NIGHTMARE ALLEY
- Regia
- Guillermo Del Toro
- Cast
- Bradley Cooper, Cate Blanchett, Toni Collette, Willem Dafoe, Richard Jenkins
- Genere
- Azione, Drammatico
- Durata
- 150 - colore
- Produzione
- USA (2022)
- Distribuzione
- Walt Disney